Ida Barbarigo

1920

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Ida in braccio alla madre Livia con il padre Guido e il fratello Paolo.

Ida Cadorin nasce a Venezia il 26 agosto da una famiglia di artisti, scultori e architetti originaria delle montagne del Cadore.

Uno dei miei primi ricordi, dovevo avere due o tre anni, è l’odore dei trucioli di cirmolo. All’ultimo piano della casa in fondamenta Briati c’erano ancora gli intagliatori […], il pavimento era coperto di trucioli […]. C’era anche il nonno Vincenzo, […] era scultore, ha lavorato per la regina Margherita che veniva a trovarlo nello studio, e moltissimo per le chiese: ha fatto anche il trono per il giubileo del papa. Ma non era un clericale. Diceva: “Siamo cristiani ma non bigotti”. […] Anche se la bottega vera e propria è stata chiusa nel 1848 dal nonno di mio nonno, Nicoletto, la tradizione non si è mai spenta. Il bisnonno Fabiano era scultore, con tanti assistenti; il nonno Vincenzo aveva riaperto la bottega, con i figli e gli aiuti, prima a San Stin, poi nel 1893 ai Carmini, sulle fondamenta Briati. Era una grande famiglia, piena di caratteri diversi, tutti pieni di talento.

L’artista citata da Laura Bossi, in Daniela Ferretti (a cura di), La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, Antiga edizioni, Crocetta del Montello (Treviso) 2016, pp. 39-40.

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Ida in braccio alla madre Livia con il padre Guido e il fratello Paolo.

1942

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Operaie in riposo, 1942. Olio su tavola, 105 × 80 cm.

Pur essendo «nata col pennello in mano», la giovane artista in un primo momento sceglie la strada dell’architettura, frequentando per un breve periodo lo studio dello zio Brenno Del Giudice (1888-1957, eminente architetto veneziano), dove si esercita nel disegno tecnico. Abbandona presto però questa disciplina e, nel ’42, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Qui frequenta i corsi del padre, Guido Cadorin, e dello scultore Arturo Martini. In seguito a un concorso per giovani artisti una sua tela, Operaie in riposo, è esposta alla Biennale di Venezia.

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Operaie in riposo, 1942. Olio su tavola, 105 × 80 cm.

1944 - 1946

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Zoran Music ritratto da Ida, Testa d’uomo, 1946. Olio su tavola 23,5 × 14,5 cm. Il dipinto è firmato «Cadorina».

Nella primavera del ’44 incontra il pittore Zoran Music. A partire dal ‘46 adotta il nome d’arte di Cadorina.

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Zoran Music ritratto da Ida, Testa d’uomo, 1946. Olio su tavola 23,5 × 14,5 cm. Il dipinto è firmato «Cadorina».

1947 - 1948

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Caffè alle Zattere, 1947. Acquerello e matita 43,5 × 58 cm.

Viaggi in Europa: in Svizzera, dove avviene l’incontro con l’arte moderna; in Francia e Olanda, dove i musei sono arricchiti da collezioni di opere moderne, ancora pressoché assenti dai musei italiani.

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Caffè alle Zattere, 1947. Acquerello e matita 43,5 × 58 cm.

1949

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Ida e Zoran il giorno del matrimonio.

Matrimonio con Zoran Music. Per l’occasione i due artisti producono un annuncio inciso all’acquaforte, a due mani.

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Ida e Zoran il giorno del matrimonio.

1952

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Ida Barbarigo nello studio di Hans Hartung.

Ida e Zoran si stabiliscono a Parigi. Ida entra in contatto, tra gli altri, con gli artisti Léon Gischia, Hans Hartung, Germaine Richier, Maria Helena Vieira da Silva e con i critici Jean Bouret, René de Solier, Pierre Francastel, Jacques Lassaigne, Jean Leymarie. È in questi primi anni parigini che il gallerista Gildo Caputo le suggerisce di scegliersi un nome d’arte.

La gente ha pensato che ho scelto il nome Barbarigo perché suona bene, o perché mi do delle arie. Ma è stata la Galerie de France, non volevano che prendessi il nome di mio padre che era pittore. Non ci possono essere due pittori con lo stesso nome… Mi han detto: “Laissez nous faire!”. L’hanno scelto loro. […] Quando mi hanno esposta per la prima volta al Salon de Mai, con due quadretti innocenti, ma la Helène Parmelin li aveva messi a lato di un Picasso, ero così fiera che se mi avessero detto di firmarmi Tutancamen l’avrei fatto.

L’artista citata da Laura Bossi Régnier, in Daniela Ferretti (a cura di), La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, Antiga edizioni, Crocetta del Montello (Treviso) 2016, p. 55.

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Ida Barbarigo nello studio di Hans Hartung.

1955

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Construction (La ville), 1955. Olio su tela, 50,5 × 65,5 cm.

Espone al Salon de Mai, dove sarà assiduamente presente negli anni successivi (esporrà nel 1956, 1961, 1966, e in tutte le edizioni dal 1972 al 1980).

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Construction (La ville), 1955. Olio su tela, 50,5 × 65,5 cm.

1957

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Senza titolo (seggiole), 1957. China su carta.

Viaggia in Belgio, Olanda, Londra. Gli spogli paesaggi costieri del Mare del Nord suscitano una forte impressione sull’artista.

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Senza titolo (seggiole), 1957. China su carta.

1958-1959

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L’artista nello studio ai Carmini, fine anni Cinquanta.

Léon e Odile Degand la mettono in contatto con Jacques Seletti, che apre una galleria a New York. Personale alla Galleria Seletti, New York.

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L’artista nello studio ai Carmini, fine anni Cinquanta.

1960

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Senza titolo, 1960. Olio su tela, 162 × 113 cm.

Personale alla Galleria delle belle arti di Fiume, curata da Boris Vizintin; nel 1961, poi, la mostra si sposta a Lubiana e Zagabria.

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Senza titolo, 1960. Olio su tela, 162 × 113 cm.

1962

jeu ouvert cadorin archivio barbarigo cadorin music

Jeu ouvert, 1961. Olio su tela, 146 × 97 cm, Tate Gallery, Londra.

Collettiva curata da Giuseppe Marchiori a Cortina, Sei pittori di Parigi: Barbarigo, Gischia, Music, Pignon, Pulga, Scialoja.

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Jeu ouvert, 1961. Olio su tela, 146 × 97 cm, Tate Gallery, Londra.

1963

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Promenade, 1963. Acquaforte su zinco, 148 × 100 mm.

Partecipa alla V Biennale dell’Incisione Contemporanea, a Venezia.

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Promenade, 1963. Acquaforte su zinco, 148 × 100 mm.

1964

general dixi archivio barbarigo cadorin music

General dixi: doman piovi, 1964. Olio su tela, 114 × 162 cm.

Partecipa alla mostra 6 Parisier Maler (Barbarigo, Bergman, Gischia, Hartung, Music, Pulga) alla Kunsthalle di Norimberga. Personale alla Galleria Il Traghetto di Venezia, dove incontra Lucio Fontana. Un saggio sull’artista è pubblicato nella rivista «Quadrum» n. 7, scritto da Umbro Apollonio.

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General dixi: doman piovi, 1964. Olio su tela, 114 × 162 cm.

1965

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Zoran Music, Ida Barbarigo e Guido Cadorin con il pittore Bruno Pulga.

Parigi, personale alla Galerie Paul Facchetti. I suoi dipinti sono sostenuti da un ristretto circolo di collezionisti e critici tra i quali Madame de Gavardie e Jean Bouret. Scritto di Marchiori sulla rivista «Mardi-Samedi», giugno 1965. Silvio Branzi pubblica su «Art International» un lungo scritto sull’opera di Ida Barbarigo. Personale alla Galleria L’Elefante (Mestre). Presentazione in catalogo di Nino Frank.

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Zoran Music, Ida Barbarigo e Guido Cadorin con il pittore Bruno Pulga.

1966

uomo pietra archivio barbarigo cadorin music

L’uomo di pietra, 1967. Olio su tela, 146 × 114 cm.

Basilea, personale alla Galerie Handschin (testo in catalogo di Jean Bouret). Iniziano le serie Commandeur (o L’uomo di pietra) e Chaises-Arbres.

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L’uomo di pietra, 1967. Olio su tela, 146 × 114 cm.

1967

Collettive a Oslo (Holst Halvorsen Gallery) e Marsiglia (Pittori italiani di Parigi, all’Istituto Italiano di Cultura).

1968

IB ZoranMusic Nurnberg

Zoran Music in visita alla mostra a Norimberga. Alle spalle di Music, vicino all’angolo, il dipinto Oh! Devo andare dalla pellicciaia.

Personale alla Kunsthalle di Norimberga. Il museo acquista un ritratto di Livia dipinto da Ida: Oh! Devo andare dalla pellicciaia; vince un premio alla Biennale di Menton per il trittico Histoires de Caïn. Mostra a Palazzo Chiericati a Vicenza (28 settembre-28 ottobre, organizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Norimberga). Testo in catalogo di Garibaldo Marussi. Conferenza di Marco Valsecchi. Partecipa inoltre alla prima Biennale Internazionale del Disegno di Fiume.

IB ZoranMusic Nurnberg

Zoran Music in visita alla mostra a Norimberga. Alle spalle di Music, vicino all’angolo, il dipinto Oh! Devo andare dalla pellicciaia.

1969

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Riso di Socrate, 1969. Olio su tela, 100 × 81 cm.

Lubiana, Biennale di Arte Grafica al Museo d’Arte Moderna. Erik Estorik si interessa al suo lavoro e diviene uno dei suoi principali collezionisti. Inizia la collaborazione con la Grosvenor Gallery a Londra con la partecipazione alla mostra Season of Italian Art. Personale alla Galleria Bergamini (testo del catalogo: Marco Valsecchi). Serie I ghe dixe Tartaruga e Riso di Socrate.

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Riso di Socrate, 1969. Olio su tela, 100 × 81 cm.

1970

giudici archivio barbarigo cadorin music

I giudici, 1970. Olio su tela, 65 × 81 cm.

Personale a Londra, Grosvenor Gallery. Mostra Pittori e scultori italiani di Francia: esposizione itinerante: Venezia (Ala Napoleonica, Museo Correr), Milano, Legnano. Parigi, Istituto Italiano di Cultura: Selezione 1970. L’editore Bruno Alfieri pubblica una monografia in italiano e francese sul suo lavoro: Chaises et Voyeurs de Ida Barbarigo, di René de Solier. Inizia a lavorare alle serie I giudici, I misteri di campo S. Margherita e Tiene cara de leon.

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I giudici, 1970. Olio su tela, 65 × 81 cm.

1971

Notevole saggio sul suo lavoro pubblicato da Barbara Wright su «Art Review» del 27 febbraio 1971. Espone al Museo Galliera all’interno di una mostra organizzata dal Museo Nazionale d’Arte Moderna: Peinture et objets Paris 1971. Personale alla Galleria La Nuova Loggia (Bologna), testo in catalogo di Jacques Lassaigne.

1972

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Copertina della monografia dedicata all’artista, collana «Musée de Poche».

Retrospettiva a Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Barbarigo peintures, che include opere dal 1964 al 1972. Jacques Lassaigne, Conservateur en Chef del museo, cura la mostra e firma inoltre una monografia dedicata all’artista, pubblicata nella collana «Musée de Poche». Partecipa alla Biennale di Venezia (nella sezione opere grafiche) e alla Biennale dell’Opera Grafica a Tokyo e Kyoto. Muore la madre, Livia Tivoli.

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Copertina della monografia dedicata all’artista, collana «Musée de Poche».

1974

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Senza titolo (Son cose che incantano), s.d. (1974-1975). Olio su tela, 46 × 65 cm.

Mostra itinerante ai musei d’arte moderna di Linz e Vienna. Biennale di Menton. Serie Seggiole a parte, inizia la serie Son cose che incantano / Jardins d’Orphée.

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Senza titolo (Son cose che incantano), s.d. (1974-1975). Olio su tela, 46 × 65 cm.

1975

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Vista della mostra alla Fondazione Querini Stampalia.

Personale alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia. Testo in catalogo di Jean Bouret.

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Vista della mostra alla Fondazione Querini Stampalia.

1976

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Vista della mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura, Hellerup-Copenaghen, Danimarca.

Personale alla Galerie de France, Parigi, con testo in catalogo di Giuseppe Mazzariol. Personale all’Istituto Italiano di Cultura, Hellerup-Copenaghen, poi a Stoccolma; il testo in catalogo è di Gertrude Sutton Köbke. Il 18 agosto, a Venezia, muore il padre Guido.

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Vista della mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura, Hellerup-Copenaghen, Danimarca.

1977

Personale all’Istituto Italiano di Cultura, Helsinki (testo in catalogo di Luciano Raimondi). Mostra itinerante: museo Alvar Aalto, Jyväskylä (Finlandia); Kunstmuseet i Tønder Sønderjylland (Danimarca). La mecenate americana Patti Cadby Birch inizia a collezionare le sue opere. Dipinge i primi quadri della serie dei Persecutori.

1978

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Le persécuteur, 1979. Olio su tela, 105 × 87 cm.

Espone alla Biennale di Venezia in una sala dedicata: I persecutori, a cura di Luigi Carluccio, che firma anche il testo in catalogo.

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Le persécuteur, 1979. Olio su tela, 105 × 87 cm.

1979

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Diventar peonia / Devenir pivoine, 1979. Olio su tela, 55 × 65 cm.

Personale alla Galleria Il Traghetto, Venezia, con testo in catalogo di Giuseppe Mazzariol. Inizia la serie dei Fiori (con titoli come Devenir pivoine, Roses, Feuilles etc.)

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Diventar peonia / Devenir pivoine, 1979. Olio su tela, 55 × 65 cm.

1980

Giuseppe Mazzariol scrive la monografia Fiori e Persecutori di Ida Barbarigo (in edizione bilingue francese e inglese, Patty Birch, New York 1980). Articolo di Jean Clair sull’artista, pubblicato sulla «NRF». Inizio delle serie Autoritratti ed Erme.

1982

erma archivio barbarigo cadorin music

Erma, 1981. Olio su tela, 162 × 130 cm.

Espone alla Haus der Kunst di Monaco. Testi in catalogo di Erich Steingräber e Jean Clair.

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Erma, 1981. Olio su tela, 162 × 130 cm.

1983

Serie dei Nudi. Personale alla Galleria Manus Presse, Stoccarda.

1985

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Senza titolo (La città), 1985 ca. Olio su tela, 65 × 81 cm.

Serie La città.

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Senza titolo (La città), 1985 ca. Olio su tela, 65 × 81 cm.

1986-1988

atelier archivio barbarigo cadorin music

Alcuni ritratti del presidente Mitterrand nello studio veneziano della pittrice, Palazzo Balbi Valier (Foto Laziz Hamani, 2016).

Serie delle Spiagge. Personale alla Galleria Kara, Ginevra (1987), testo in catalogo di Sylvio Acatos. La Presidenza della Repubblica Francese commissiona il ritratto del presidente Mitterrand, da esporre all’Eliseo.

Il presidente veniva sempre a Venezia, e dormiva qui, in questa camera, che adesso chiamiamo la ‘camera del presidente’, con i quadri di mio papà. A volte veniva con Anne e Mazarine, a volte ci portava qualche amico in vacanza. E ogni volta mi diceva: “Quelle chance vous avez d’être née à Venise”. E mi guardava storto. […] Fino alla fine è venuto a vederci, lui stava qui, si riposava; l’ho sentito al telefono poco prima che se ne andasse… […]. E ho dovuto anche fare il suo ritratto. Io non faccio ritratti, gli ho detto che non potevo: “Monsieur le président, je ne fais pas de portraits”. E lui: “Essayez”. E io mi ritraevo. Allora mi dice: “Je vous l’ordonne! C’est une commande d’État”. Era difficile dirgli di no.

L’artista citata da Laura Bossi Régnier, in Daniela Ferretti (a cura di), La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, Antiga edizioni, Crocetta del Montello (Treviso) 2016, pp. 55-56.

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Alcuni ritratti del presidente Mitterrand nello studio veneziano della pittrice, Palazzo Balbi Valier (Foto Laziz Hamani, 2016).

1988

presidente archivio barbarigo cadorin music

Le président Mitterrand, 1987. Olio su tela, 195 × 130 cm.

Mostra alla Galerie des Amis des Arts, a Neuchâtel, presentata da Sylvio Acatos. Espone alla Galleria Contini, Venezia-Mestre. Nel marzo 1988, la rivista «Die Kunst» a Monaco pubblica un editoriale di Regina Löwe e un saggio di Wolfgang Sauré. La stessa rivista pubblica in settembre un’intervista a cura di Regina Löwe e Wieland Schmied: Ritratto di un uomo di Stato.

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Le président Mitterrand, 1987. Olio su tela, 195 × 130 cm.

1989-1990

santa apollonia archivio barbarigo cadorin music

Copertina del catalogo della mostra al Museo Diocesano di Sant’Apollonia.

Inizia la serie dei Luoghi. Serie Il parco-La città. Espone al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo; al Museo Diocesano di Sant’Apollonia, Venezia (testi in catalogo di Paolo Rizzi, Gino Nebiolo, Alberto Fiz); alla Galleria Contini, Venezia (mostra Tancredi-Barbarigo 1950-1960, testo di Paolo Rizzi); alla Galerie Atelier Lambert, Parigi (mostra Opere su carta, testo in catalogo di Jean Clair).

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Copertina del catalogo della mostra al Museo Diocesano di Sant’Apollonia.

1991

Espone alla Galerie Krugier-Ditesheim, Ginevra (testo in catalogo di Jean Clair).

1992-1993

autoritratti archivio barbarigo cadorin music

Ida Barbarigo fotografata nell’atelier di Palazzo Balbi Valier tra gli autoritratti (foto Claudio Franzini).

Serie di Autoritratti: Egiziaca, Teste minacciose.

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Ida Barbarigo fotografata nell’atelier di Palazzo Balbi Valier tra gli autoritratti (foto Claudio Franzini).

1994

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Sfinge, 1994. Olio su tela, 100 × 65 cm.

Galerie Vallois, Parigi, testo in catalogo di Philippe Carteron. La stessa galleria presenta la mostra al Salon de Mars. Serie delle Sfingi.

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Sfinge, 1994. Olio su tela, 100 × 65 cm.

1995

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Sala alla Biennale, veduta dell’allestimento con i grandi dipinti del ciclo delle Sfingi.

Sala personale alla Biennale del centenario, curata da Jean Clair.

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Sala alla Biennale, veduta dell’allestimento con i grandi dipinti del ciclo delle Sfingi.

1996-1997

Personali a Neuchâtel (Galerie Ditesheim), Venezia e Cortina (Galleria Contini): espone I volti, testi in catalogo di Paolo Levi e Michael Peppiatt. Articolo di Sebastiano Grasso nel «Corriere della Sera» del 2 febbraio 1997.

1998

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Veduta della mostra Ida Barbarigo: alle Zattere 1962-1976 ai Magazzini del Sale.

Galleria Maggiore, Bologna: esposizione La cerchia di Saturno, testo in catalogo di Marilena Pasquali. Mostra ai Magazzini del Sale, Venezia (Ikona Gallery): Ida Barbarigo: alle Zattere 1962-1976, testo del catalogo di Giuseppina Dal Canton. Galleria Italarte, Roma, saggio di Rossana Bossaglia. Articolo di Giorgio Soavi sul «Corriere della Sera» del 19 ottobre 1998. Articolo di Pietro Sanavio in «Liberazione».

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Veduta della mostra Ida Barbarigo: alle Zattere 1962-1976 ai Magazzini del Sale.

1999

Ikona Gallery, Magazzini del Sale, Venezia: Ida Barbarigo: la cerchia di Saturno e la dimora di Dioniso. Testo in catalogo di Riccardo Held.

2000

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Catalogo della mostra di Bilbao.

Personale alla BBK Foundation, Bilbao, testo in catalogo di Kosme de Barañano.

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Catalogo della mostra di Bilbao.

2001

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Catalogo della mostra ai Magazzini del Sale.

Ikona Gallery, Magazzini del Sale, Venezia: Guardando, guardando; testo in catalogo di Luca Massimo Barbero.

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Catalogo della mostra ai Magazzini del Sale.

2002

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Dipinti della serie dei Terrestri allestiti nello studio dell’artista (Palazzo Balbi Valier, Venezia).

Personale a Palazzo Te, Mantova: Ida Cadorin Barbarigo. Opere recenti, curata da Živa Kraus, testo in catalogo di Jill Lloyd. Galerie Albert Benamou, Parigi: Ida Barbarigo: Peintures 1978-2002. Testo in catalogo di Jean Clair. Inizia la serie dei Terrestri (fino al 2007).

 

Questi mammiferi dei Terrestri, che invadono la mia casa, io non so che cosa sono, da dove vengono, sono nati un po’ alla rinfusa, gente che entra e che esce dal foglio, a metà, dipinti a olio sulla carta. Non c’era modo di fermarli. Ma io non so spiegarli. Sono solo uno strumento, io, la pianta che produce questi Terrestri. Come se fossero dei pomidori.

L’artista citata da Marco Vallora, in Daniela Ferretti (a cura di), La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, Antiga edizioni, Crocetta del Montello (Treviso) 2016, p. 284.

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Dipinti della serie dei Terrestri allestiti nello studio dell’artista (Palazzo Balbi Valier, Venezia).

2004

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Ida Barbarigo in visita alla sua mostra personale all’IVAM. Sulle pareti, dipinti della serie dei Terrestri.

Personale alla Galleria Contini (aprile-maggio): Ida Barbarigo Cadorin. I Terrestri. Retrospettiva al Museo d’Arte Moderna di Valencia (IVAM), curata da Kosme de Barañano (novembre-gennaio 2005). Testi in catalogo di Kosme de Barañano, Jean Clair, Sabine Schulze; intervista all’artista di Michael Peppiatt.

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Ida Barbarigo in visita alla sua mostra personale all’IVAM. Sulle pareti, dipinti della serie dei Terrestri.

2005

Muore, all’età di 96 anni, Zoran Music.

2006

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Vista della mostra I Terrestri. Allestimento di Daniela Ferretti.

Mostra Ida Barbarigo. I Terrestri a Palazzo Fortuny, Venezia. Testi in catalogo di Giandomenico Romanelli, Silvio Fuso, Jean Clair, Kosme de Barañano e Giovanna Dal Bon.

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Vista della mostra I Terrestri. Allestimento di Daniela Ferretti.

2009

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Ida Barbarigo a Palazzo Fortuny (Foto Jean-Pierre Gabriel).

Diverse sue opere sono presenti all’interno della mostra In-finitum, curata da Daniela Ferretti, Francesco Poli e Axel Vervoordt a Palazzo Fortuny (Venezia).

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Ida Barbarigo a Palazzo Fortuny (Foto Jean-Pierre Gabriel).

2011

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Lo studio dell’artista, in primo piano un dipinto della serie Unità nel Profondo (foto Laziz Hamani).

Libro (e mostra alla Estorick Collection, Londra): Doppio ritratto. Zoran Music – Ida Barbarigo, a cura di Giovanna Dal Bon. Espone a Palazzo Fortuny alla mostra TRA, a cura di Daniela Ferretti, Rosa Martinez, Francesco Poli e Axel Vervoordt. Verso la fine dell’anno inizia una nuova serie, che la occuperà nei due anni successivi: Unità nel Profondo.

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Lo studio dell’artista, in primo piano un dipinto della serie Unità nel Profondo (foto Laziz Hamani).

2015

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Catalogo della mostra Ida Barbarigo. Erme e Saturni.

Una sua personale è parte del programma ‘Inverno a Palazzo Fortuny’: Ida Barbarigo. Erme e Saturni a cura di Daniela Ferretti, catalogo con testo di Luca Massimo Barbero.

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Catalogo della mostra Ida Barbarigo. Erme e Saturni.

2016

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Ida Barbarigo in visita alla mostra di Palazzo Fortuny dedicata ai Cadorin (foto Garance Laporte).

Inaugurazione, il 26 novembre, della mostra La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, a cura di Jean Clair. Le opere della pittrice sono esposte assieme a quelle del nonno, Vincenzo Cadorin, del padre Guido, degli zii Ettore e Romeo, della madre, Livia Tivoli Cadorin, e del nonno materno Augusto Tivoli. In catalogo il testo sull’artista è di Marco Vallora.

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Ida Barbarigo in visita alla mostra di Palazzo Fortuny dedicata ai Cadorin (foto Garance Laporte).

2018

Il 15 gennaio muore nella sua casa veneziana, Palazzo Balbi Valier.

 

Il papà ci diceva sempre: “Soprattutto, non fate gli artisti, è una cosa spaventosa!” […]. Io ho fatto il ginnasio e il liceo classico, e non osavo mai più pensare di fare il pittore. Per fare il pittore bisogna essere il numero uno. […]. Un giorno sono andata in un posto dove non c’era niente, solo il mare, niente, e mi sono detta adesso bisogna che decida, e ho fatto un disegno. Nonostante fossi molto giovane, mi son detta, c’è qualcosa, c’è qualcosa. E non ho più smesso. Io non sapevo di diventar pittore, dipingevo come uno che si gratta la testa, o starnuta, non pensa di essere il maestro degli starnuti, non è il suo mestiere starnutare, ma starnuta. Io pensavo che fosse una gran pretesa di essere pittore. Non credevo di avere delle doti, era naturale, pensavo di far fatica e invece i quadri mi scappan fuori così… vengono da soli e non si ha nessun merito. […] Ho dipinto per tutta la vita. Non ho vissuto. Ma almeno ho fatto i quadri.

 

L’artista citata da Laura Bossi Régnier, in Daniela Ferretti (a cura di), La bottega Cadorin. Una dinastia di artisti veneziani, Antiga edizioni, Crocetta del Montello (Treviso) 2016, pp. 52-53.